Progetti

Progetto di Fisioterapia

L’intento è quello di supportare l’erogazione di prestazioni fisioterapiche, in particolare preventive, rivolte ai pazienti emofilici, mantenendo approccio, valutazioni e terapie condivise tra i vari Centri coinvolti, in modo da poter contare su una base numerica di pazienti trattati sufficientemente ampia e in grado di fornire indicazioni utili per future implementazioni del modello proposto.

L’esigenza di dare vita a questo tipo di prestazioni si esplicita col fatto che il sistema pubblico eroga servizi fisioterapici solamente in caso di urgenza o per la gestione post-chirurgica, trascurando di valutare l’importanza dei trattamenti in chiave preventiva e, tantomeno, di provvedere ad autorizzarli.

È infatti da tempo scientificamente dimostrata la validità preventiva e di mantenimento di un’efficace fisioterapia specificatamente rivolta ai pazienti emofilici o con disordini congeniti della coagulazione che, come è noto, costituiscono una classe di pazienti naturalmente incline a sviluppare problematiche di tipo ortopedico e posturale. Così come è universalmente riconosciuto che una muscolatura efficiente, l’abitudine al movimento e l’esercizio costante e controllato costituiscano elementi fondamentali per ridurre l’insorgenza di emorragie e di rischi per le articolazioni, quindi per mantenere una buona qualità di vita.

I pazienti coinvolti nel progetto si sottoporranno inizialmente a una serie di trattamenti soggettivi che li metteranno in condizione di affrontare a seguire un ciclo di sedute collettive in palestra, non soltanto per fini prettamente riabilitativi (attraverso manipolazioni ed esercizi mirati), ma anche educando nel contempo all’esercizio quotidiano, particolarmente mirato rispetto agli arti più deboli o compromessi. 

Progetto PERFECt

PhysiothERapy For Emophilia Care

L’espressione clinica dell’emofilia è la tendenza emorragica. Le emorragie si possono verificare in varie sedi ma le più frequenti sono: articolazioni e muscoli. Le articolazioni sono la più frequente sede di sanguinamento. Il ripetersi di emorragie articolari porta allo sviluppo e al progressivo peggioramento della artropatia emofilica. Tale condizione si caratterizza inizialmente in una infiammazione della sinovia articolare (sinovite), alla sua iper-proliferazione e al progressivo rimaneggiamento della cartilagine e dell’osso. Le articolazioni prevalentemente interessate sono il gomito, il ginocchio e la caviglia (articolazioni sinoviali). Sebbene la sostituzione regolare del fattore possa ridurre l’incidenza di sanguinamenti articolari e rallentamento dello sviluppo di artropatia emofilica, non garantisce una protezione dall’insorgenza del danno articolare. Lo sviluppo della artropatia emofilica correla con il numero e la gravità degli emartri clinicamente evidenti, ma anche soggetti con un fenotipo emorragico lieve possono sviluppare una artropatia invalidante. Gli studi recenti si concentrano sulla identificazione precoce del danno articolare ed hanno evidenziato come sia la caviglia l’articolazione più coinvolta insieme al gomito, a seguire il ginocchio. Gli strumenti di diagnosi sono l’esame obiettivo (con scale validate come HJHS) e gli esami strumentali (la RX, RM e l’ecografia articolare). Questi score, clinici e radiologici, valutano lo stato delle articolazioni individuali, ma non permettono una valutazione globale ed integrata della funzione muscolo-tendinea e della funzione locomotoria nel suo complesso, e di un eventuale impatto dell’artropatia anche precoce su di essa.   

 La valutazione di test funzionali in pazienti con emofilia potrebbe permettere un miglioramento della valutazione globale, e soprattutto integrata tra aspetto strutturale e funzionale permettendo un inquadramento precoce del danno articolare. La patogenesi dell'artropatia emofilica sembra essere di natura multifattoriale ed includere fattori estrinseci come la scelta dell’attività sportiva e l’intensità con cui è stata intrapresa, oltre che a fattori intrinseci quali fattori anatomici, biochimici e genetici. 

 Un approccio integrato alla valutazione dell’apparato muscoloscheletrico, utilizzando combinazioni di strumenti, consentirà una gestione più precoce della disfunzione e potrebbe migliorare i risultati a lungo termine. Questo approccio potrebbe essere utilizzato nel follow-up a lungo termine di tutti i pazienti indipendentemente dallo stadio di età e malattia, e specialmente nei giovani per prevenire l'artropatia. 

 

 

Un Tuffo nel… Futuro 

A  partire dalla tenera età è sempre stato consigliato alle persone con emofilia di praticare nuoto, dipingendo tale disciplina come l’unica alla portata di un emofilico. Purtroppo questo ha portato l’immaginario della pratica del nuoto verso un ambito medico e di cura, piuttosto che nell’ambito del miglioramento della forma fisica e della socializzazione, rendendo talvolta il nuoto odioso a molti emofilici. Riteniamo sia importante riportare entusiasmo e interesse nella pratica di tale sport, mettendo in contatto coloro che sono restii con chi attualmente lo pratica con frequenza e ne conosce i benefici. Attraverso la profilassi con Concentrato del Fattore tutti i ragazzi possono praticar sport in sicurezza. L’attività fisica rafforza l’apparato muscolo scheletrico, ma alcuni sport sono per loro natura più traumatici ed espongono a maggiori rischi. Per questo proponiamo per i più giovani un’attività correlata al nuoto, che presenta sicuramente rischi di traumi ma porta ad elevati benefici. Come ci è stato spiegato dagli insegnanti per imparare l’arte del tuffo è necessario conoscere molto bene il proprio corpo e avere una padronanza di tutte le sue parti per muoversi con armonia ed evitare uno scontro traumatico con l’acqua. 

Progetto 2019 "Alessandro Ponti"

Genitori di piccoli Emofilici

LE PROBLEMATICHE INIZIALI DEL GENITORE I principali aspetti problematici dell’emofilia sono costituiti dall’imprevedibilità dell’evento emorragico, dalla sua durata e dalla sua severità, che generano una condizione di continua incertezza sulle modalità e sulla tempestività con cui è necessario intervenire. Queste caratteristiche si accompagnano inevitabilmente ad uno stato di allarme e di ansia costante che influenzano la storia evolutiva del soggetto emofilico e della sua famiglia, soprattutto nei primi anni di vita. Quando viene diagnosticata nell’infanzia, infatti, l’emofilia si associa ad angosce e preoccupazioni circa il futuro e il benessere del proprio figlio. Le cure e i progressi in campo medico non sono sufficienti ad eliminare le ansie o a risolvere  i dubbi che quotidianamente i genitori si trovano ad affrontare: «cosa gli dico se vuole giocare a pallone?», «lo lascio andare alla gita scolastica?», « lo dico agli amici?», «cosa dico ai suoi insegnanti?», sono solo alcune delle domande che i genitori si pongono.  Purtroppo, la rarità della malattia e la conseguente disinformazione che spesso la caratterizza riducono le possibilità di confronto e discussione con gli altri e aumentano una condizione di isolamento, di cui molti genitori soffrono.  Inoltre i genitori hanno bisogno di essere rassicurati circa l’utilizzo di farmaci che possono dare controindicazioni di vario tipo (trasmissione di malattie virali attraverso la somministrazione di emoderivati ma soprattutto sviluppo degli inibitori); e dall’altra parte anche sui vantaggi conseguenti l’adozione della profilassi, nei termini di riduzione delle preoccupazioni, maggior autonomia del figlio, aspettative di maggior benessere psico-fisico per il futuro del figlio, processi di normalizzazione della vita familiare. Anche la rappresentazione di sé come famiglia e l’impegno organizzativo e psicologico richiesto a tutta la famiglia per introdurre la profilassi nelle proprie routine quotidiane è argomento ricorrente. 


IL PROGETTO

Con queste premesse, si è valutato di creare un  progetto nel 2019 che prevede un numero di 3 incontri , che si svolgeranno tra marzo e ottobre, rivolti ai genitori di bambini con l’emofilia di età 0/10 anni circa. Gli incontri sono finalizzati a creare uno spazio di condivisione e confronto libero sull’ esperienza vissuta, riducendo la condizione di isolamento e di diversità che facilmente caratterizza le famiglie che hanno a che fare con una malattia rara; con l’obiettivo di favorire un contatto tra persone che hanno già affrontato le stesse difficoltà con altre “alle prime armi”, mettendole in grado di dare e ricevere aiuto reciproco, far riflettere e discutere sui bisogni dei bambini e dei vari membri della famiglia, raccogliere e fornire informazioni utili, scoprire opportunità, proporre nuove idee e pratiche quotidiane. Ciascun partecipante può raccontare o proporre argomenti di comune interesse ed esperienze personali. Gli incontri si svolgono in spazi ludici di volta in volta diversi e si decide la data in base alle esigenze delle famiglie con una cadenza trimestrale. 

 PROGRAMMA da definire una volta raccolti e valutati i diversi preventivi: 

- Laboratori attività per varie fasce di età all’Opificio Golinelli 

- Attività in ludoteca Melody il Bosco incantato (Casalecchio di Reno) con  animatrice 

-  Incontro Parco Talon pic-nic 

-  Attività di esplorazione nel nuovo Parco tematico Capriolandia 

-  Incontro ai Giardini di Corticella tra giochi e gelati 

Il lavoro svolto dai volontari dell'associazione va in memoria di Alessandro Ponti, senza il suo contributo non sarebbe stato possibile realizzare gli incontri per il piccolo Cesare ed i suoi amici.